Testimoni di Geova e dottrine
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IMMAGINI

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2009 20:20
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Post: 592
Città: MONCALIERI
Età: 53
Sesso: Maschile
07/10/2009 19:59

Definizione
Solitamente, rappresentazioni visibili di persone o cose. Un’immagine cui si presti un culto è un idolo. Spesso quelli che compiono atti di adorazione davanti a immagini dicono che in realtà la loro adorazione è rivolta all’essere spirituale rappresentato dall’immagine. L’uso di immagini a questo scopo è comune a molte religioni non cristiane. Circa la pratica cattolica, un’enciclopedia dice: “Dato che il culto reso a un’immagine va alla persona che ne è rappresentata e ricade su di essa, lo stesso tipo di culto che spetta alla persona può essere reso all’immagine che la rappresenta”. (New Catholic Encyclopedia, 1967, Vol. VII, p. 372) Insegnamento non biblico.
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Post: 102
Sesso: Femminile
25/10/2009 20:20

Da dove vengono le immagini della cristianità?

Molte pratiche pagane vennero introdotte fra i “cristiani” dopo la cosiddetta conversione dell’imperatore romano Costantino. “Dai giorni di Costantino”, dichiara lo studioso di storia delle religioni Edwyn Bevan nel suo libro Holy Images (Immagini sacre), “l’uso della croce come simbolo divenne comune in tutto il mondo cristiano e ben presto ad essa vennero indirizzate forme di omaggio”. Questo aprì la strada ad altre forme di adorazione delle immagini. Lo stesso libro osserva: “Sembra probabile che prima che si rendesse omaggio a quadri e immagini fosse invalso l’uso di rendere omaggio al simbolo della Croce, simbolo che . . . non si trova sui monumenti cristiani o sugli oggetti di arte sacra prima che Costantino ne desse l’esempio nel labaro [vessillo militare che includeva una croce]”.
Questa tendenza continuò. Nell’VIII secolo E.V. Giovanni Damasceno, considerato “santo” dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa Orientale, scrisse: “Come i santi Padri rovesciarono i templi e i santuari dei diavoli, e innalzarono al loro posto santuari nel nome dei Santi e noi li adoriamo, così anche rovesciarono le immagini dei diavoli, e in luogo d’essi innalzarono immagini di Cristo, e della Madre di Dio, e dei Santi”.
A questo, Tommaso d’Aquino, “santo” cattolico del XIII secolo, aggiunse: “Verso un’immagine di Cristo andrebbe mostrata la stessa riverenza che verso Cristo stesso . . . La Croce è adorata così come si adora Cristo, cioè con l’adorazione di latria [definizione cattolica della più alta forma di adorazione], e per tale motivo ci rivolgiamo alla Croce e la supplichiamo esattamente come Colui che fu crocifisso”.
A tutt’oggi il contributo di Tommaso d’Aquino alla definizione della dottrina della “venerazione delle immagini” è considerato importante. Secondo la New Catholic Encyclopedia, la “venerazione delle immagini” dovette aspettare lui “per trovare la sua più piena giustificazione”. Ciò nonostante, è evidente che l’adorazione “cristiana” delle immagini servì solamente a rimpiazzare quella pagana.

Giustificano l’uso delle immagini religiose

Molti che oggi venerano immagini religiose non sarebbero d’accordo con l’essere definiti adoratori di immagini. Le loro obiezioni ad essere chiamati in questo modo, comunque, non sono nuove. Nel IV secolo il cosiddetto Sant’Agostino schernì i ragionamenti dei non cristiani adoratori di idoli, dicendo: “C’è un certo contenditore che si reputa dotto, e dice: Io non adoro quella pietra, né quell’immagine che non ha intelligenza; . . . Non adoro quest’immagine; ma venero ciò che vedo, e servo colui che non vedo”. In altre parole, essi pretendevano di adorare solo la persona invisibile rappresentata dai loro idoli. “Giustificando così le loro immagini”, aggiunse Agostino, “si reputano abili disputatori, poiché non adorano idoli, e tuttavia adorano diavoli”. — Enarrationes in Psalmos, di Agostino, Salmo xcvii 9.
Anche se i teologi cattolici hanno subito condannato l’idolatria pagana, per quanto riguarda il loro uso delle immagini essi hanno spesso fatto ricorso alle stesse giustificazioni che erano state usate dai cosiddetti pagani. Nel XVI secolo, ad esempio, il Concilio di Trento dichiarò riguardo alle immagini di Cristo, di Maria e dei “santi”: “Si devono loro tributare il debito onore e la debita venerazione; non perché si creda che vi sia insita una qualsiasi divina virtù”. Perché, dunque, la venerazione? “Perché l’onore che si rende loro”, spiegò il concilio, “si riferisce ai prototipi da esse rappresentati, così che per mezzo delle immagini che noi baciamo e davanti alle quali scopriamo il capo e ci prostriamo, noi adoriamo Cristo e veneriamo i santi, la cui somiglianza esse portano”.
Fino ad oggi la Chiesa Cattolica continua a giustificare l’idolatria con le stesse scuse: che le immagini sono solo dei mezzi per dirigere l’attenzione sull’essere celeste che rappresentano e che di per se stesse non possiedono alcuna virtù o alcun potere. Ma fino a che punto questo si può dire vero nella pratica comune? Credono veramente tutti coloro che fanno uso di immagini che in esse non sia “insita” nessuna “divina virtù”?

Le immagini agli occhi dei fedeli

A Siviglia, in Spagna, esiste una rivalità fanatica fra i seguaci della Vergine la Macarena e quelli della Vergine de la Esperanza. Nella cattedrale di Chartres, in Francia, ci sono tre Vergini: Nostra Signora della Colonna, Nostra Signora della Cripta e Nostra Signora della “belle verrière”, ciascuna con i propri devoti. Evidentemente i fedeli sono convinti che la loro immagine della Madonna sia in qualche modo superiore alle altre, anche se tutte e tre le immagini rappresentano la stessa persona! È chiaro, dunque, che si sta rendendo omaggio non a ciò che è rappresentato, ma alle immagini stesse.
Perciò, quello che la Chiesa Cattolica giustifica come adorazione relativa spesso risulta essere vera e propria adorazione di un’immagine. Le sottigliezze teologiche hanno ben poco valore di fronte a consuetudini secolari. [SM=x1966057]
Fonte:TG 1/8/88



L'umorismo è la cintura di salvataggio nel fiume della vita.(Wilhelm Raab)


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