Testimoni di Geova e dottrine
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PARLARE IN LINGUE

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2010 18:10
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Post: 592
Città: MONCALIERI
Età: 53
Sesso: Maschile
07/10/2009 20:02

Definizione
Speciale facoltà conferita mediante lo spirito santo ad alcuni discepoli della primitiva congregazione cristiana per consentire loro di predicare o di glorificare in altro modo Dio in una lingua diversa dalla loro.
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Sesso: Femminile
21/10/2009 18:22

Perché il dono delle lingue?

Subito prima di ascendere al cielo, Gesù disse ai suoi seguaci: “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e . . . fino alla più distante parte della terra”. (Atti 1:8) Si noti che con queste parole egli indicò in che modo sarebbe stata compiuta quella colossale opera di testimonianza: con l’aiuto dello spirito santo.

La moderna tecnologia delle comunicazioni, che permette di inviare messaggi in molte lingue in tutto il mondo, all’epoca non esisteva. La buona notizia si doveva diffondere principalmente a voce, e a questo scopo il miracoloso dono del parlare in lingue straniere si sarebbe rivelato utilissimo. Fu così che i cristiani del I secolo predicarono a giudei e proseliti presenti a Gerusalemme alla Pentecoste del 33 E.V. Parti, medi, elamiti, cretesi, arabi, abitanti di Mesopotamia, Giudea, Cappadocia, Ponto e del distretto dell’Asia, nonché residenti temporanei di Roma, udirono le “magnifiche cose di Dio” nella propria lingua e compresero ciò che veniva detto. Tremila divennero subito credenti. — Atti 2:5-11, 41.

Un fatto spesso trascurato è che il parlare in lingue era solo una delle nove operazioni dello spirito santo menzionate dall’apostolo Paolo nella sua lettera ai cristiani di Corinto. Benché Paolo considerasse il parlare in lingue un dono minore, esso fu molto utile alla congregazione primitiva per divulgare la buona notizia del celeste Regno di Dio. Fu uno dei “doni” che contribuirono alla crescita numerica e all’edificazione della congregazione cristiana appena formata. — 1 Corinti 12:7-11; 14:24-26.

Le varie operazioni compiute dallo spirito santo nel I secolo, incluso il parlare in lingue, erano anche una prova visibile che Dio non si serviva più della congregazione di Israele, che per 1.500 anni era stata il suo popolo eletto. Non c’erano dubbi sul fatto che ora egli approvava la nuova congregazione cristiana, stabilita dal suo unigenito Figlio. — Confronta Ebrei 2:2-4.

Queste manifestazioni dello spirito erano importanti per consolidare la giovane congregazione cristiana e aiutarla a crescere verso l’età adulta. Paolo spiegò che una volta assolta la loro funzione, questi doni miracolosi sarebbero cessati: “Se ci sono doni di profezia, saranno eliminati; se ci sono lingue, cesseranno”. — 1 Corinti 13:8.
Sì, la Bibbia è esplicita nel dire che il dono delle lingue sarebbe cessato. Ma quando? Atti 8:18 rivela che i doni dello spirito si ricevevano “mediante l’imposizione delle mani degli apostoli”. Evidentemente, quindi, con la morte dell’ultimo apostolo sarebbe cessata la trasmissione dei doni dello spirito, incluso quello di parlare in lingue. Perciò, quando anche coloro che avevano ricevuto questi doni dagli apostoli sarebbero scomparsi dalla scena terrestre, il dono miracoloso sarebbe cessato. Ormai la congregazione cristiana sarebbe stata ben consolidata e diffusa in molti paesi.

Il fatto è che la congregazione cristiana non è più nella sua infanzia e quindi non c’è più bisogno che ne venga confermato il ruolo tramite rivelazioni divine o miracolosi doni dello spirito. La Bibbia avverte: “Anche se noi o un angelo dal cielo vi dichiarasse come buona notizia qualcosa oltre [“diverso da”, Versione Riveduta] ciò che vi abbiamo dichiarato come buona notizia, sia maledetto”. — Galati 1:8.
Non occorre più parlare miracolosamente in lingue e non c’è nessuna base biblica per credere che oggi questa facoltà sia una caratteristica del vero cristianesimo. Ora che la Bibbia è completa e ampiamente disponibile, abbiamo ciò che ci serve nella Parola di Dio. Essa ci permette di acquistare accurata conoscenza di Geova e di suo Figlio, conoscenza che conduce alla vita eterna. — Giovanni 17:3; Rivelazione 22:18, 19.
Anche nel I secolo l’apostolo Paolo fu costretto a scrivere alla congregazione di Corinto per correggere il loro punto di vista sul perché ai primi cristiani era stato dato il dono delle lingue. Sembra che alcuni fossero affascinati dal dono delle lingue, e agivano come bambini, come persone spiritualmente immature. Davano troppa importanza alle “lingue”. (1 Corinti 14:1-39) Paolo sottolineò che non tutti i cristiani del I secolo parlavano miracolosamente in lingue. Non era necessario per la loro salvezza. Anche allora, quando esisteva, il dono delle lingue era secondario rispetto a quello di profetizzare miracolosamente. Per i cristiani parlare in lingue non era, e non è, un requisito per ottenere la vita eterna. — 1 Corinti 12:29, 30; 14:4, 5.
Cosa si nasconde oggi dietro il parlare in lingue sconosciute
Alcuni credono che l’elemento trascinatore di coloro che oggi parlano in lingue siano i leader religiosi carismatici, i quali stimolano gli appartenenti al loro gregge ad acquisire questa facoltà. In certi casi a produrla sono l’emotività e la mancanza di equilibrio. Cyril G. Williams, in Tongues of the Spirit, dice che essa è divenuta “in molti casi un fattore elitario all’interno del gruppo” e conferisce alla persona ‘prestigio e potere agli occhi del gruppo e di se stessa’. Il motivo, perciò, potrebbe essere il desiderio di appartenere alla sfera elitaria di coloro che parlano in lingue sconosciute.
A detta di Donald P. Merrifield, allora rettore della Loyola University, “il parlare in lingue potrebbe essere una manifestazione isterica o, secondo alcuni, diabolica”. L’ecclesiastico Todd H. Fast disse: “Le lingue sono controverse. Il diavolo ha molti mezzi per agire su di noi”. La Bibbia stessa avverte che Satana e i demoni possono influire sulle persone e controllarne il linguaggio. (Atti 16:17, 18) Gesù agì contro uno spirito demonico che aveva spinto un uomo a gridare e lo aveva gettato a terra. (Luca 4:33-35) Paolo avvertì che ‘Satana si sarebbe trasformato in angelo di luce’. (2 Corinti 11:14) Quelli che oggi cercano di ottenere il dono delle lingue, che Dio non concede più ai suoi servitori, si espongono in realtà all’inganno di Satana, il quale, siamo avvertiti, sarebbe ricorso a “ogni opera potente, e segni e portenti di menzogna”. — 2 Tessalonicesi 2:9, 10.



L'umorismo è la cintura di salvataggio nel fiume della vita.(Wilhelm Raab)


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11/06/2010 18:10

Il linguaggio estatico in una lingua sconosciuta alla persona è una prova che essa abbia lo spirito santo?
La capacità di ‘parlare in lingue’ può venire da una fonte diversa dal vero Dio?


1 Giov. 4:1: “Diletti, non credete ad ogni espressione ispirata [“ogni spirito”, Di, VR; “ogni ispirazione”, CEI], ma provate le espressioni ispirate per vedere se hanno origine da Dio”. (Vedi anche Matteo 7:21-23; 2 Corinti 11:14, 15).

Fra quelli che oggi “parlano in lingue” ci sono pentecostali e battisti, come pure cattolici, episcopaliani, metodisti, luterani e presbiteriani. Gesù disse che lo spirito santo avrebbe ‘guidato i suoi discepoli in tutta la verità’. (Giov. 16:13) I membri di ciascuna di queste religioni credono forse che anche gli altri che “parlano in lingue” siano stati guidati in “tutta la verità”? Come potrebbe essere, dal momento che non sono tutti d’accordo? Quale spirito permette loro di ‘parlare in lingue’?

Una dichiarazione congiunta del Fountain Trust e del Consiglio Evangelico della Chiesa d’Inghilterra ammette: “Siamo pure consapevoli che può verificarsi un simile fenomeno sotto l’influenza di potenze occulte, demoniche”. (Gospel and Spirit, aprile 1977, pubblicato dal Fountain Trust e dal Consiglio Evangelico della Chiesa d’Inghilterra, p. 12) Un libro (Religious Movements in Contemporary America, a cura di Irving I. Zaretsky e Mark P. Leone, che citano L. P. Gerlach) riferisce che ad Haiti quella di ‘parlare in lingue’ è una caratteristica sia dei pentecostali che delle religioni vudù. — Princeton, New Jersey, 1974, p. 693; vedi anche 2 Tessalonicesi 2:9, 10.

Il ‘parlare in lingue’ avviene oggi nella stessa maniera che fra i cristiani del I secolo?

Nel I secolo i doni miracolosi dello spirito, inclusa la capacità di ‘parlare in lingue’, attestavano che il favore di Dio si era spostato dal sistema di adorazione giudaico alla neoistituita congregazione cristiana. (Ebr. 2:2-4) Dal momento che questo obiettivo fu raggiunto nel I secolo, è necessario continuare sempre a dimostrare la stessa cosa oggi?

Nel I secolo la capacità di ‘parlare in lingue’ diede impulso all’opera internazionale di testimonianza affidata da Gesù ai suoi seguaci. (Atti 1:8; 2:1-11; Matt. 28:19) È questo il modo in cui oggi quelli che “parlano in lingue” usano tale capacità?
Nel I secolo, quando i cristiani ‘parlavano in lingue’, ciò che dicevano aveva un senso per chi conosceva quelle lingue. (Atti 2:4, 8) Oggi non è forse vero che di solito il ‘parlare in lingue’ si riduce a un’esplosione di parole e frasi incomprensibili pronunciate in stato di estasi?

La Bibbia spiega che nel I secolo le congregazioni dovevano limitare il ‘parlare in lingue’ a due o tre persone per adunanza; dovevano farlo “a turno”, e se non era presente nessun interprete dovevano stare in silenzio. (1 Cor. 14:27, 28) È questo ciò che avviene oggi?
Vedi anche le pagine 370, 371, alla voce “Spirito”.

È possibile che lo spirito santo faccia compiere ai carismatici cose che vanno oltre ciò che è indicato nelle Scritture?

2 Tim. 3:16, 17: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. (Se qualcuno asserisce di avere un messaggio ispirato che contrasta con rivelazioni fatte mediante lo spirito di Dio attraverso Gesù e i suoi apostoli, è possibile che tale messaggio provenga dalla stessa fonte?)
Gal. 1:8: “Anche se noi o un angelo dal cielo vi dichiarasse come buona notizia qualcosa oltre ciò che vi abbiamo dichiarato come buona notizia, sia maledetto”.

Il modo di vivere dei membri delle organizzazioni che attribuiscono importanza al ‘parlare in lingue’ dimostra che hanno lo spirito di Dio?

Come gruppo, manifestano in modo notevole frutti dello spirito come mitezza e padronanza di sé? Queste qualità sono subito evidenti a chi assiste alle loro adunanze religiose? — Gal. 5:22, 23.
Si può veramente dire che “non fanno parte del mondo”? Sono per questa ragione completamente devoti al Regno di Dio o si immischiano negli affari politici del mondo? Si mantengono puri dalla colpa di spargimento di sangue in tempo di guerra? Come gruppo, hanno una buona reputazione in quanto a evitare la condotta immorale del mondo? — Giov. 17:16; Isa. 2:4; 1 Tess. 4:3-8.

I veri cristiani si riconoscono oggi dalla capacità di ‘parlare in lingue’?


Giov. 13:35: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”.
1 Cor. 13:1, 8: “Se parlo le lingue degli uomini e degli angeli ma non ho amore, son divenuto un pezzo di rame risonante e un rimbombante cembalo. L’amore non viene mai meno. Ma se ci sono doni di profezia, saranno eliminati; se ci sono lingue, cesseranno”.
Gesù disse che lo spirito santo sarebbe sceso sui suoi seguaci e che questi gli sarebbero stati testimoni fino alla più distante parte della terra. (Atti 1:8) Comandò loro di ‘fare discepoli di persone di tutte le nazioni’. (Matt. 28:19) Predisse anche che ‘questa buona notizia del regno sarebbe stata predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni’. (Matt. 24:14) Chi sono oggi quelli che sia come gruppo che individualmente compiono quest’opera? In armonia con ciò che disse Gesù, non dovrebbe questa essere per noi una prova che un gruppo di persone ha lo spirito santo?

Si doveva continuare a ‘parlare in lingue’ fino all’arrivo della “perfezione”?


In 1 Corinti 13:8 si parla di vari doni miracolosi: profezia, lingue e conoscenza. Il versetto 9 menziona di nuovo due di questi doni — conoscenza e profezia — dicendo: “Poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo”. (VR) Poi il versetto 10 afferma: “Ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito”. (VR) La parola “perfezione” traduce il greco tèleion, che dà l’idea di pienamente sviluppato, completo o perfetto. Ro e By traducono “completo”; NM ha “compiuto”. Si noti che non è il ‘dono delle lingue’ ad essere definito “imperfetto” (CEI), “in parte” (VR) o parziale. Questo vien detto della “profezia” e della “conoscenza”. In altre parole, anche con questi doni miracolosi i primi cristiani avevano solo un intendimento imperfetto o parziale del proposito di Dio. Ma quando le profezie si sarebbero adempiute, quando il proposito di Dio sarebbe stato compiuto, allora sarebbe venuta “la perfezione” (VR), “ciò che è perfetto” (CEI), cioè completo. È evidente quindi che non si stava parlando della durata del dono delle lingue.

Tuttavia la Bibbia in effetti indica per quanto tempo il ‘dono delle lingue’ avrebbe fatto parte della vita cristiana. Secondo ciò che è scritto, sia questo che gli altri doni dello spirito furono sempre trasmessi mediante imposizione delle mani dagli apostoli di Gesù Cristo, o in loro presenza. (Atti 2:4, 14, 17; 10:44-46; 19:6; vedi anche Atti 8:14-18). Perciò, dopo la loro morte e quella delle persone che avevano ricevuto in tal modo i doni, i doni miracolosi derivanti dall’operato dello spirito di Dio dovettero aver fine. Questo concorda con lo scopo di quei doni menzionato in Ebrei 2:2-4.
Fonte:rs Lingue,Parlare in lingue





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