Testimoni di Geova e dottrine
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Obiezione di coscienza e tdG

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2009 17:48
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Sesso: Maschile
14/10/2009 14:20

Dall'ottimo sito www.storicotdg.it


NO! ALLA GUERRA



Le “pagine”, di quella che solo più tardi in Italia diverrà e sarà chiamata “Obiezione di Coscienza” al servizio militare, furono scritte in Italia, per lo più, inizialmente, solo dai Testimoni di Geova.



Oggi, la storia sull’ Obiezione di Coscienza, riproposta e presentata in Italia è per molti versi lacunosa e di parte, non rispecchiando affatto ciò che la ricca documentazione storiografica ci fornisce come retaggio di quell’ incancellabile patrimonio di dissenso e rifiuto alla leva.

Eppure sarebbe semplice per uno studioso, prima di decidere di mettersi a scrivere sull’argomento, visionare quei documenti dei soldati, conservati negli Archivi di Stato, cosa sicuramente onerosa da fare, ma non impossibile, che ripropongono spesso il rifiuto opposto al servizio militare.

Si auspica che gli studiosi, con gli anni, superino le posizioni soggettive ed individualistiche, andando così a colmare il grande vuoto da essi per lo più creato, proprio su quella che fu la storia sull’obiezione, propria ed unica dei Testimoni di Geova, vicende oggi sicuramente poco note, solo perchè i Testimoni di Geova come gruppo religioso esulano, non prestandosi, a strumentalizzazioni politiche e di partito.

Gia il secondo capitolo del Compendio Storiogafico (si veda il Cap. II “Bellare, Militare, nella coscienza di Remigio Caminetti”, nda), ripropone imponente, molto materiale storiografico su quello che fu il caso giuridico e le vicissitudini del primo, obiettore di coscienza in Italia.

I Testimoni di Geova in tutto il mondo, sono contrari per osservanza della dottrina biblica, alla guerra, all’uso delle armi, al combattere o semplicemente al vestire una qualunque divisa.

Nel senso più esaustivo, essi sono, potenzialmente anche le donne, tutti degli “obiettori”, anche se non preferiscono essere conosciuti come obiettori di coscienza ma come portatori di pace, cosa che nella realtà, per spirito cristiano, sanno nella realtà essere.

Portatori di pace, poi, non va confuso con pacifismo e con i molti pacifisti di neo concezione, per i testimoni essere portatori di pace è molto di più di una convinzione personale o social-culturale o scelta politica, esso era è resta, un precetto unicamente evangelico inscindibile dalla fede cristiana, alla quale ogni credente non può né deve contravvenire. Ne va la sua relazione con Dio.

Il primo obiettore Italia, per ordine di tempo, nel 1916, fu Cuminetti Remigio, un Testimone di Geova.

La sua obiezione fu un netto rifiuto a quell’ “inutile strage” di Benedettiana memoria. Ma non fu l’unico nella prima Grande Guerra ad obiettare.

Di seguito un breve elenco (ancora incompleto, nda), dei primi “obiettori” italiani:



1916 CUMINETTI REMIGIO - Pinerolo (TO) motivi religiosi T.di G.

1917 LUE’ LUIGI - San Colombano al Lambro (MI) motivi religiosi non T.di G

1917 GAGLIARDI GIOVANNI - Castelvetro Piacentino (PC) motivi non religiosi

1918 LONG ALBERTO - Pinerolo (TO) motivi religiosi non T.di G



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A far data dal novembre del 1935, con la campagna di guerra in Africa Orientale voluta da Benito Mussolini, si ripresentò costante per il Cristiano “puro” il dilemma, una specie di vexatio quaestio, per la coscienza personale e religiosa quale seguace di Cristo: Militare, Bellare, o no ?!

Alcuni Testimoni di Geova, coerentemente alla loro fede professata, decisero singolarmente, con fare individuale, che non avrebbero per la Campagna d’ Africa Orientale nel 1935, né “militato” né “guerreggiato”, chiaramente pagando poi duramente le conseguenze della loro scelta.

Il 1° novembre 1935, Zortea Francesco un Testimone di Geova di 27 anni, venne Rinviato in congedo provvisorio, dopo una serie di disavventure con i vertici militari italiani, iniziati il 15 ottobre 1935, tutto perché non volle andare soldato nella campagna dell' A.O..

La campagna d’ A.O. rappresentava per taluni religiosi italiani “… una conquista delle terre abitati da pagani,…la colonizzazione cristiana dell’Etiopia,… sempre più una specie di crociata cattolica..” come sovente veniva esaltata dall’ Arcivescovo di Milano Cardinale Alfonso Ildebrando Schuster (data la particolare strettissima dipendenza del clero italiano dalla Curia, anche Metropolitana, si deve ritenere che nessun ostacolo da questi, nessuna obiezione formale fu posta nelle chiese per la partecipazione dei cattolici alla guerra. Mentre il contegno del Pontefice non poteva naturalmente essere identico a quello del clero nazionale, egli doveva pensare e salvaguardare talune posizioni sul terreno dottrinale e su quello politico. Da qui nacquero quelle formule circospette e complicate pronunciate e adoperate dal Pontefice riferendosi al conflitto d’Etiopia, che fu nello spirito, quanto negli atti, quello di evitare una qualunque, seppur piccola, offesa al Regime Fascista, e al suo rappresentativo uomo della provvidenza, nda).

Un documento della Questura di Trento datato 10 ottobre 1936, così sullo Zortea, scrivendo indicava:

“Nei riguardi dello Zortea Francesco vale riferire il seguente episodio deprimente (sic!, nda), avvenuto allo scoppio della nostra guerra con l’Abbissinia: Allorché egli fu richiamato alle armi per essere inviato in A.O. predisse che alla guerra non avrebbe partecipato e che presto sarebbe tornato in paese, cosa che si verificò avendo ottenuto una licenza di convalescenza di un anno perché riconosciuto affetto da mania religiosa” (ACS Confino Zortea Francesco b.1099).

Il 12 ottobre 1936 Zortea così chiari la sua posizione Cristiana, in un suo interrogatorio, ad opera di un funzionario della P.S. della Questura di Trento: “…leggo la Sacra Bibbia, la studio coi miei fratelli in Cristo, lavoro da contadino per guadagnarmi da vivere. Non mi sono mai occupato di politica, né la Bibbia che è il solo nostro libro che leggiamo, ci insegna a mancare ai nostri doveri verso le leggi che ci governano. La Sacra Scrittura ci insegna invece a rispettare ed amare il nostro prossimo, di non far male ad alcuno e vivere in pace nella nostra terra con le leggi che ci governano. Le battaglie che noi dobbiamo combattere sono battaglie religiose, ideali come quella che ingaggiò Gesù Cristo per la redenzione del male. Io non ho mancato mai ai miei doveri di cittadino ho fatto per tre anni il carabiniere, ma oggi non sento di combattere per le leggi sociali ma per la legge di Dio e per la redenzione delle anime dal peccato”.



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Per restare nel periodo del ventennio del Regime Fascista, vi sono da registrare almeno 8 “obiezioni” documentate, messe in atto da alcuni Testimoni di Geova i quali non vorranno andare in guerra a combattere, ne tanto meno vorranno vestire un abito militare o solo imbracciare un’arma o solo istruirsi al suo uso.

Di seguito un prospetto di questa seconda ondata di "obiettori", per motivi religiosi, dopo la prima registrata durante la Grande Guerra.

1935 ZORTEA FRANCESCO - Canal S. Bovo (TR) motivi religiosi

1937 COSTANTINI GUIDO - Loreto Aprutino (PE) motivi religiosi

1938 NEVICONI GIUSEPPE - Pianella (PE) motivi religiosi

1938 LIBERATORE FRANCESCOPAOLO - Spoltore (PE) motivi religiosi

1939 DI FELICE GERARDO - Montesilvano (PE) motivi religiosi

1939 DI GREGORIO ZITELLA AGOSTINO - Raiano (AQ) motivi religiosi

1940 IEZZI CAMILLO - Pianella (PE) motivi religiosi

1943 DI FELICE NICOLA - Montesilvano (PE) motivi religiosi



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Per i testimoni che non si impegnarono in guerra (per la maggioranza di loro sarebbe più opportuno parlare come di semplici interessati più che reali Testimoni di Geova, poiché molti non erano nel periodo battezzati, nda), si ha modo di parlare approfonditamente a partire dal Cap. VII del Compendio Storiografico rintracciabile nel Link Storia Italiana.

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29/11/2009 17:43

In memoria dei testimoni di Geova uccisi
IL 7 marzo 2002 è stata scoperta una lapide commemorativa nella città di Körmend, nell’Ungheria occidentale. Ricorda la morte di tre testimoni di Geova uccisi dai nazisti nel 1945.
La lapide è stata posta sul muro dell’attuale sede dei vigili del fuoco in via Hunyadi, dove ebbero luogo le esecuzioni pubbliche. La lapide è stata dedicata alla memoria di ‘cristiani giustiziati come obiettori di coscienza nel marzo 1945. Antal Hőnisch (1911-1945), Bertalan Szabó (1921-1945), János Zsondor (1923-1945). — 2002, testimoni di Geova’.
Le sentenze di morte furono eseguite solo due mesi prima della fine della seconda guerra mondiale. Perché questi cristiani furono messi a morte? Il giornale ungherese Vas Népe spiega: “Dopo l’ascesa di Hitler al potere in Germania non solo gli ebrei ma anche i testimoni di Geova furono perseguitati e torturati, mandati nei campi di concentramento e messi a morte se non rinnegavano le loro convinzioni religiose. . . . Nel marzo 1945 nella parte occidentale dell’Ungheria regnava il terrore assoluto. . . . Ciò includeva deportare e uccidere i testimoni di Geova”.
La cerimonia si è svolta in due parti. La prima ha avuto luogo nel teatro del castello di Batthyán, dove hanno parlato fra gli altri il prof. Szabolcs Szita, capo del Centro di Documentazione sull’Olocausto di Budapest, László Donáth, membro della Commissione parlamentare per i Diritti Umani, gli Affari Religiosi e le Minoranze, e Kálmán Komjáthy, testimone oculare delle esecuzioni e attuale storico della città. Gli oltre 500 presenti hanno poi attraversato la città per la seconda parte della cerimonia: lo scoprimento della lapide da parte del sindaco di Körmend, József Honfi.
Nella sua lettera di addio Ján Žondor (János Zsondor) esortava i suoi fratelli e sorelle cristiani a non addolorarsi. Scrisse: “Ho ancora nella mente le parole di Giovanni in Rivelazione 2:10: ‘Mostrati fedele fino alla morte’. . . . Dite a quelli che sono a casa di non addolorarsi, poiché muoio per la verità e non come un criminale”.

FONTE:TG 15/1/03



L'umorismo è la cintura di salvataggio nel fiume della vita.(Wilhelm Raab)


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29/11/2009 17:48

Corea
Da oltre 50 anni i fratelli della Corea del Sud vengono imprigionati perché si rifiutano di compiere il servizio militare, e cinque di loro hanno perso la vita. Dopo aver tentato ogni via legale nel paese, il fratello Yoon e il fratello Choi per difendere le loro convinzioni si sono rivolti al Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Il 3 novembre 2006 il comitato ha decretato che la Corea del Sud aveva violato i diritti umani dei due fratelli e ha ordinato che questi venissero risarciti. Il comitato inoltre ha esortato la Corea del Sud a prendere delle misure per assicurarsi che altri obiettori di coscienza non siano costretti a decidere fra violare i propri princìpi e subire condanne a pene detentive. In media ogni mese 70 fratelli vengono messi in prigione.
Nel passato, di fronte a questo problema, molti fratelli preferivano ottemperare alla decisione del tribunale che richiedeva di scontare un anno e mezzo di prigione. Ultimamente, però, la maggioranza dei giovani ha deciso di ricorrere contro la sentenza e di conseguenza sono in corso centinaia di appelli. Perciò il governo coreano ha annunciato l’intenzione di adottare qualche forma di servizio civile alternativo. Il tempo dirà se questa intenzione si concretizzerà e, in tal caso, se la soluzione sarà accettabile per coloro che in coscienza si sentono di svolgere un servizio alternativo.
FONTE:ANNUARIO 08



L'umorismo è la cintura di salvataggio nel fiume della vita.(Wilhelm Raab)


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