Testimoni di Geova e dottrine
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IL NOME DI DIO NEL NUOVO TESTAMENTO

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2009 15:25
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07/12/2009 15:24


Prefazione all’edizione italiana

Il nome di Dio non finisce di suscitare reazioni, positive o meno. Alla fine di agosto del 2008 il Vaticano ha raccomandato al suo gregge di non far più uso del vocabolo Yahvé nei canti liturgici, ma di conformarsi alla tradizione “storica” dei Giudei e dei Cristiani di non pronunciare il nome divino ad alta voce. Numerosi canti dovranno così essere modificati per cancellare ogni menzione del Nome (Yahvé o Geova). Questo illustra senza ambiguità l’attitudine della cristianità davanti al nome di Dio: nessun attaccamento. Essa non l’ha mai amato.

Le Sacre Scritture non hanno alcuna ambiguità. Insistono con l’importanza di invocare il Nome (Sofonia 3:9), di lodarlo (Salmo 113:1, 135:1), di rifugiarvisi in tempo di sconforto (Salmo 116:4, Proverbi 18:10). Contrariamente alle affermazioni del Magistero, né gli Israeliti, né i cristiani si sono astenuti di far uso del Nome. In un volume già apparso in questa collana, Storia del Nome di Dio, Gérard Gertoux l’ha dimostrato molto bene. In effetti, è solo a partire dal momento in cui il culto si è corrotto che una reticenza via via sempre più grande rispetto al Nome si è fatta sentire.

Per comprendere in quali circostanze il cristianesimo si è allontanato dalle sue origini ed ha cessato di far menzione del Nome, il presente studio si concentra sul periodo apostolico. Quale eredità culturale e cultuale possedevano i primi cristiani? Conoscevano il Nome? Come sono arrivati a non pronunciare più il nome divino? A non impiegarlo del tutto?

Il nome divino nel Nuovo Testamento è sicuramente un argomento polemico. Infiamma ed alimenta le controversie perché il suo epilogo spiega come Gesù è stato identificato con Dio. Ora, compromettendo un pilastro della fede cristiana”, suscita le più vivaci reazioni.

La presente edizione, che appare oltre un anno dopo quella francese, ha beneficiato di numerosi arricchimenti. Alcune parti sono state rivedute, riscritte o rese più chiare. L’apparato di note è stato verificato e completato con l’apporto degli studi più recenti. Il terzo capitolo è stato ampliato con un’importante esposizione sulla distinzione tra kyrios (Signore) e ho kyrios (il Signore) nella Settanta. Quest’utilizzo è messo in evidenza anche nei Padri apostolici. L’appendice è stata considerevolmente arricchita per servire come punto di partenza al lettore desideroso di seguire le ricerche: in effetti, gli oltre duecentotrenta versetti biblici dove il nome divino forse era presente in origine sono stati analizzati sotto un duplice aspetto: l’impiego o meno dell’articolo davanti al termine kyrios (un indice relativamente affidabile verso il tetragramma originale), e le varianti testuali concernenti l’uso dell’articolo, o dei termini kyrios, christos, theos, tutte molto significative in quanto alle esitazioni cristologiche caratteristiche del periodo di transizione tra il giudeo-cristianesimo e il pagano-cristianesimo. Più critica, l’appendice è stata riscritta in maniera di non escludere una rilettura dell’Antico Testamento in certe occasioni, e menziona i versetti dove, escludendo la menzione kyrios e il principio kyrios = tetragramma, il nome divino non è stato restaurato nelle versioni che ripristinano il Nome.

Spero che questo studio permetterà di sensibilizzare il pubblico italiano al problema della presenza originale del nome divino nel Nuovo Testamento. Approfitto dell’occasione per ringraziare calorosamente l’editore italiano di avermi concesso una tale opportunità, ed a Sara e Stefano Pizzorni di avervi lavorato diligentemente. Ci tengo ad esprimere loro la mia calorosa riconoscenza, non solo per il loro contributo, ma anche e soprattutto per le qualità cristiane che hanno manifestato a mia moglie e a me.

Il presente studio possa glorificare il Nome, e incitare sempre più persone a seguire i passi del Signore Gesù Cristo.

Didier Fontaine, settembre 2008

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Partirono in due ed erano abbastanza
Un pianoforte e una chitarra e molta fantasia...
E bomba o non bomba, noi, arriveremo a Roma malgrado voi. (A. Venditti)
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