Testimoni di Geova e dottrine
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CRITICA BIBLICA SOTTO PROCESSO

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2009 15:33
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Sesso: Maschile
07/12/2009 15:33

INTRODUZIONE
L’IMPORTANZA DELLA QUESTIONE

Una dichiarazione importante

Il documento chiamato Bibbia contiene dichiarazioni secondo cui esso fu prodotto dal Creatore dell’universo, attraverso l’impiego di intelligenti segretari umani. Sia che il lettore accetti o meno tali dichiarazioni, consideriamo questi elementi:

2 Timoteo 3:16 “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, e per addestrare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, preparato per ogni opera buona”. (Revised Standard Version)

Abacuc 2:2 “E il Signore mi rispondeva, e diceva, Scrivi la visione, E disponila in modo chiaro sulle tavole, affinché ciascuno possa leggerla correntemente”. (The Holy Scriptures di Isaac Leeser)

2 Pietro 1:20,21 “Nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione. Poiché la profezia non fu mai recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. (TNM)

Geremia 1:1,2 “Le parole di Geremia, figlio di Ilchia, dei sacerdoti che erano ad Anatot nella terra di Beniamino: a cui la parola di Geova fu rivolta ai giorni di Giosia figlio di Amon, Re di Giuda nel tredicesimo anno del suo regno”. (The American Standard Version)

Se vere, queste dichiarazioni hanno implicazioni di grande importanza. Se, d’altro canto, non fossero vere, se ne dovrebbe mostrare l’evidenza a beneficio delle menti indagatrici e interessate, in modo tale da non esagerarne il valore. Ancora, se il documento provvede sapienza umana positiva e importante, tale sapienza dovrebbe essere posta come obiettivo, e divulgata per il pubblico beneficio, come è stato fatto con i consigli pratici di Emerson, Esopo e Aurelio. Tuttavia, se fosse davvero un documento manipolato da Dio, che provvede sapienza e perspicacia divine, questo porrebbe tale materiale ad un livello eccezionalmente alto di importanza e rilevanza. Presumibilmente, un Creatore intelligente, un Dio, che non è soggetto al trascorrere del tempo e che è prolifico di capacità che “lo” mettono in grado di produrre un universo altamente complesso, sarebbe in possesso di informazioni e perspicacia che soppiantano persino quelle degli uomini più intelligenti.

Questo passo è critico e importante e non deve essere compiuto frettolosamente da fanatici religiosi o accantonato arrogantemente da colti dissidenti prevenuti. Nel passato, entrambi sono stati trovati in errore in più di un’occasione. Le risposte potrebbero trovarsi in luoghi che non sono compatibili con alcuno dei due. Il laico ha spesso frainteso dogma teologico e pratica, pensando fossero basati sulla Bibbia quando non lo erano. Purtroppo in molti casi, questo è servito a minare la credibilità della Bibbia. Vedremo molteplici esempi di ciò in quest’opera.

Cosa ci aspettiamo se la dichiarazione fosse vera

Non ci aspettiamo che un ingegnere automobilistico sia molto bene informato sul funzionamento di una comune automobile? Non ci aspettiamo che un biochimico abbia familiarità con l’alanina, la valina e la serina? Naturalmente la risposta è Sì. Allo stesso modo, se il Creatore del vasto cosmo fosse un comunicatore, nutriremmo ragionevoli aspettative su di “Lui”, basate sull’evidenza fisica intorno a noi. L’universo è un fenomeno fisico incommensurabilmente potente, magnifico e altamente complesso. Intellettuali nelle scienze naturali e fisiche hanno raggiunto i loro livelli di superiorità accademica solo dopo anni di studi e ricerche.

L’oggetto del loro studio è altamente e precisamente organizzato, multifunzionale, e spesso guarnito con caratteristiche estetiche che non hanno valore di sopravvivenza benché compiacciano i sensi umani. Tutto ciò costituisce l’evidenza fisica lasciata dopo l’atto della creazione1 Come antropologi e medici legali, possiamo trarre conclusioni sul Creatore dagli effetti, dall’evidenza lasciata dopo l’atto. Quell’evidenza fornisce chiare prove di una Mente Intelligente. Su questa base, ci aspetteremmo che qualsiasi missiva da parte di un Dio comunicativo e interessato, possedesse un alto livello di veracità e utilità. Dimostreremo questo relativamente alla Bibbia.

La questione della trasmissione

Se il Creatore ha investito energie nella produzione di una comunicazione scritta, sembra ragionevole che ci sia un corrispondente investimento nel mantenere un livello minimo di integrità della comunicazione stessa nel momento in cui viene replicata e resa disponibile a uomini intelligenti che vivono in luoghi e tempi diversi. Non farlo sarebbe incoerente con il suo interesse a comunicare e la sua capacità di far valere la sua volontà. Un tale Essere sarebbe chiaramente interessato all’integrità del documento e si assicurerebbe del fatto che qualsiasi tentativo di degradare il suo messaggio fosse neutralizzato da fonti che consentano a menti indagatrici e obiettive di distillare il pensiero originale. Questa non sarebbe un’ipotesi irragionevole.
Gli scrittori della Bibbia hanno affermato di aver ricevuto le loro istruzioni in modi diversi. In alcuni casi, fu provveduta una specifica enunciazione, come è illustrato in Esodo 34:27: “E il SIGNORE disse a Mosè, ‘Scrivi queste parole; secondo queste parole ho concluso un patto con te e con Israele’”. (Revised Standard Version). In altri casi, lo scrittore fece esperienza di eventi simili a sogni e gli fu permesso di usare le sue proprie parole per trasmettere ciò che vide e sentì. Un esempio di ciò si trova in Daniele 7:1 che ci dice: “Nel primo anno di Baldassarre re di Babilonia, Daniele ebbe un sogno e visioni della sua testa mentre giaceva nel suo letto. Allora scrisse il sogno, e riferì l’insieme dei fatti” (Revised Standard Version).

Poiché, talvolta, gli scrittori furono liberi di utilizzare le loro proprie parole per esprimere un’esperienza, ci aspetteremmo naturalmente delle differenze di fraseologia, enfasi, modo e stile. Sfumature di diversità tra scrittori biblici che raccontano lo stesso avvenimento, dipendono spesso da queste variabili. I critici spesso costruiscono troppe congetture su questo, e scrivono volumi esagerando le differenze, cosa che raramente farebbero se analizzassero racconti paralleli contemporanei. In quest’opera esamineremo specifici esempi di questo tipo di critica.

Forse un esempio di ciò che abbiamo detto è illustrato qui di seguito: Norman Graczyk è candidato come sindaco della città di Van Nuys. Tre cronisti sono presenti ad uno dei principali discorsi della sua campagna. Il cronista A prende nota di molte delle sue esatte parole. D’altro canto, il cronista B coglie esattamente i suoi pensieri su determinate questioni, ma non le esatte parole con cui sono espressi. Chiaramente, le parole annotate dal Cronista A non coincidono parola per parola con quelle del Cronista B. Il Cronista C si concentra sul contenuto globale, sul contesto e sulle conseguenze del discorso. Inoltre, il Cronista C analizza come altri hanno reagito al discorso, il luogo e le condizioni meteorologiche di quella circostanza. Immaginate qualcuno che abbia letto tutti e tre i resoconti, concludendo che sono pieni di contraddizioni. Al contrario, immaginate qualcun altro che abbia letto tutti e tre i resoconti, concludendo che sono complementari. Scegliete voi. Come vedremo, questo tipo di esempio si applica alla Bibbia. Critici molto istruiti ne hanno fatto una questione di credibilità della Bibbia.

Purtroppo, l’”approccio scientifico” non è completamente utile per determinare la verità in questo contesto, e il motivo non è sempre l’elemento chiamato “fede religiosa”. Avvenimenti raccontati in modo veritiero possono essere accusati di essere contraddittori quando, nei fatti, sono complementari. Possono non essere “scientificamente” in linea, poiché si riferiscono a fatti non riportati in altri documenti. Ciò non li pone in contrasto, ma li mette nella posizione di provvedere una tridimensionalità non altrimenti percepita dal lettore. Comunque, un critico sostiene:

L’erudizione storico-critica [della Bibbia] si basa su una metodologia falsa e conduce a conclusioni false. [Questo] semplicemente significa che possiamo non curarci di 200 anni di erudizione biblica e gettarla nel bidone della spazzatura. Vale a malapena la carta su cui è stampata… La descrizione biblica dell’antico Israele non concorda ma è contraria a qualsiasi immagine dell’antica società Palestinese possa essere stabilita sulla base di antiche fonti della Palestina o che si riferiscono alla Palestina. In nessun modo, questa immagine della Bibbia può essere riconciliata con il passato storico della regione. E nell’eventualità, dovremmo abbandonare la speranza di poter ricostruire la storia pre-ellenistica sulla base del Vecchio Testamento. Esso [il Vecchio Testamento] è semplicemente storia inventata con solo alcuni riferimenti a cose che accaddero o esisterono realmente. Da un punto di vista storico, l’antico Israele è una creazione mostruosa. È qualcosa che salta fuori dalla fantasia degli storiografi biblici e da chi, nei tempi moderni, li ha parafrasati, per esempio, gli eruditi storico-critici degli ultimi 200 anni. – Da una conferenza alla Columbia University tenuta dal preminente erudito Niels Peter Lemche dell’Università di Copenaghen. Pubblicata in Journal of Hebrew Scriptures, volume 3, 2000.

Prima di occuparci della critica moderna, offriamo una prospettiva storica di questa battaglia. Il contesto è un insegnante di grande valore.


1Si veda H. Flemings, L’esistenza di Dio. Prove filosofiche, scientifiche e teologiche; EDIZIONI AZZURRA7, Venezia, 2004.
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Partirono in due ed erano abbastanza
Un pianoforte e una chitarra e molta fantasia...
E bomba o non bomba, noi, arriveremo a Roma malgrado voi. (A. Venditti)
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