Testimoni di Geova e dottrine
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Vende casa per la «sfortuna di avere un vicino testimone di Geova», condannato per diffamazione

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2011 11:12
28/02/2011 11:12

Vende casa per la «sfortuna di avere un vicino testimone di Geova», condannato per diffamazione
di Patrizia MaciocchiCronologia articolo25 febbraio 2011Commenti (1)
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.Storia dell'articoloChiudi Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 17:45.

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«Per la sfortuna di avere un testimone di Geova come confinante vendo immobile insieme ad attività di gommista». L'annuncio di un esasperato artigiano torinese è piaciuto così poco ai giudici della cassazione che hanno deciso di confermare condanna per diffamazione (si legga la sentenza su Guida al diritto).

Ancora meno il cartello di vendita era stato gradito dal vicino, chiamato direttamente in causa, come responsabile della decisione di dismettere l'attività e sbarazzarsi, in un colpo, dell'appartamento e del dirimpettaio. La querela aveva portato il gommista davanti al giudice di pace che lo aveva assolto, con un verdetto ribaltato però negli altri gradi di giudizio. Invano il difensore del ricorrente aveva cercato di perorare la causa del suo assistito affermando che le frasi utilizzate non erano offensive. Secondo il legale, infatti, i testimoni di Geova non sono percepiti in modo negativo dalla collettività.

Evidente l'intenzione dell'inserzionista
Evidentemente gli ermellini non sono d'accordo con questa tesi. Secondo il collegio dall'annuncio traspare chiaramente l'accusa al vicino di aver reso la convivenza tanto impossibile da indurlo a vendere il suo esercizio "con progetti di ampliamento" e il proprio appartamento. Scelte che comportavano, oltre a un probabile pregiudizio economico, anche un cambiamento delle scelte esistenziali e lavorative. È dunque evidente – sottolinea la Suprema corte – l'intenzione dell'inserzionista di persuadere la cittadinanza della comune area territoriale e sociale, dell'impossibilità di continuare a vivere quotidianamente «con una persona indegna, sotto tutti i profili, di avere corretti e sereni rapporti interpersonali».

Critica religiosa utilizzata per screditare una persona
L'aspetto più grave - sottolineato dalla Corte - riguarda l'aver reso le affermazioni offensive ancora più pesanti e convincenti sottolineando l'adesione del confinante a un credo religioso diverso, rispetto a quello storicamente e culturalmente radicato nella società italiana. La critica religiosa utilizzata allo scopo di screditare qualcuno nel contesto in cui vive sottolineando la sua intollerabile inciviltà, giustifica – conclude la Cassazione – la condanna. Certamente se la pubblicità è l'anima del commercio l'artigiano ha sbagliato il testo del suo annuncio che gli è costato oltre alla condanna per diffamazione anche il pagamento dei danni morali. E forse non gli ha procurato neppure tanti acquirenti
www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-02-25/vende-casa-sfortuna-avere-172740.shtml?uuid=...
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