Famiglie russe si rivolgono alla Corte Europea per tutelare i propri diritti

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principessac
00lunedì 13 dicembre 2010 11:08
Famiglie russe si rivolgono alla Corte Europea per tutelare i propri diritti








STRASBURGO, Francia - Alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sono state presentate tre denunce contro le azioni delle autorità russe. Tutti e tre sono accomunate sia dall'intrusione ingiustificata nella propria casa che dal sequestro dei loro effetti personali. I ricorrenti - Novakovskaya Elena, Elena Chavychalova, Michael e Larisa Cheprunovy - che vivono nelle regioni di Tambov e Ryazan, sostengono che l'intrusione è motivata esclusivamente dalle loro credenze religiose. A loro avviso, le autorità hanno agito in violazione del diritto internazionale e nazionale.

Così, nel marzo 2010, la denunciante Novakovskaya Elena, una madre single di tre figli di 3, 11 e 18 anni, ha appreso d’essere oggetto di indagini penali in relazione al fatto che i suoi figli facessero "predicazione" della loro religione a scuola. L'avvio del procedimento è stato negato grazie agli eccellenti resoconti su questa famiglia da parte dei vicini di casa e insegnanti. Tuttavia, il Centro di Contrapposizione all'Estremismo del Dipartimento di Polizia della Regione di Rjazan si è assicurato dal vice presidente del tribunale regionale l’autorizzazione a condurre indagini investigative nel suo appartamento con la requisizione di una lunga lista di prove incerte. In questo caso, la donna non ha avuto la possibilità di leggere il contenuto del mandato di perquisizione, come richiesto dalla legge ed in seguito, i giudici russi hanno rifiutato di considerare il suo ricorso a questo mandato. Avendo esaurito tutti i mezzi di tutela giudiziaria nell’ambito della Russia, Elena Novakovskaya ha depositato una denuncia presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Nel corso del 2010, in molte regioni della Russia le case dei Testimoni di Geova sono state ispezionate e perquisite, durante i quali hanno subito un danno morale e materiale tangibile. I giudici hanno dato il permesso per tali investigazioni per farli apparire legittimi. Tali denunce alla Corte Europea, in particolare, hanno sollevato interrogativi circa la natura di tale legittimità.

L'avvocato dei ricorrenti ha detto: "E' sorprendente che in un paese progressista come la Russia, viene negato ai credenti il diritto di leggere e studiare la Bibbia e condividere pacificamente la loro fede con i vicini e altre persone. Cittadini rispettosi della legge vengono arrestati dalle forze dell'ordine, sequestrati i loro libri e riviste e dei credenti sono soggetti a multe". Le tre denunce presentate alla Corte europea il 7 Dicembre 2010, contengono una richiesta per confermare che il diritto di possedere tale letteratura e la lettura d’essa è sancito da norme giuridiche internazionali, che la Russia si è impegnata a osservare.


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